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CHIESA DELL'ANNUNZIATA:
Le prime notizie riguardanti la fondazione della SS Annunziata, rettoria del Monastero dei Domenicani Predicatori, sono fatte risalire all’anno 1512, data di redazione dello Statuto estratto dalla “Platea”. […] […] il 6 marzo 1584, Monsignor Sisto Fabri, Vicario della Diocesi di Capaccio, affidò l’incarico di realizzare due strutture, il Convento e la Chiesa, al monaco aquarese Mattia Ivone, detto Gibboni. […] Nel 1660 nel Convento di Aquara erano presenti due “conversi: il frate Vicario Antonio Settembre di Frattamaggiore ed il predicatore frate D’auria di Aquara e due “conversi professi” frate Stefano Di Natale e frate Giuseppe Galli, entrambi di nativi di Aquara. […] Da una relazione presentata ai loro superiori dal frate Vicario D’Auria e dal confratello Galli il 15 settembre 1660, sappiamo che il Convento e la Chiesa dell’Annunziata purtroppo versavano in stato di notevole disagio economico e che le scarse risorse disponibili non erano sufficienti ai bisogni della comunità […] Nella travagliata storia del Monastero e della Chiesa in questione, va ricordato che, con la Bolla del 22 ottobre 1652, Papa Innocenzo X dichiarò decaduti e sciolti tutti i piccoli conventi, ivi compreso quello dei Domenicani Predicatori di Aquara ma, con soddisfazione dei frati, con un’altra Bolla del 1665, gli Ordini soppressi furono ripristinati e così fu ricostituito anche quello di Aquara, cui fu imposto a partire dalla stessa data del 1665 la nomina di un lettore con il compito di insegnare gratuitamente teologia e filosofia. […] Il 7 agosto 1809 Murat emanò un Decreto, controfirmato dal Segretario di Stato Pignatelli, con il quale venivano soppressi tutti i conventi del Regno (di Napoli), ivi compreso quello di Aquara. L’esecuzione del provvedimento reale fu affidata, l’8 di settembre del 1809, a Marco Causale e Nicola Di Stefano; il sindaco Stanislao Palamone prese in consegna il Convento dal vicario Tommaso Cappelli affidandone la provvisoria custodia al signor Bernardino Andreola che la mantenne fino al 1835 quando ne acquistò la definitiva proprietà trasformando poi l’immobile in abitazione per la sua famiglia.Malgrado la precarietà della situazione l’esercizio del culto nell’Annunziata non cessò in quanto il Vescovo della Diocesi di Reggiano, Monsignor Domenico Fanelli, con decisione presa il 5 maggio 1860, ordinò che la Congrega di Carità di Aquara, operante all’interno della Parrocchia di San Nicola di Bari, si trasferisse all’interno della SS. Annunziata per riordinarla e restituirla alla normale attività di culto. La decisione della Curia non produsse, però, gli effetti desiderati e tanto meno lo furono quelli del Comitato cittadino presieduto da Francesco Caruso, così la Chiesa patì prima il graduale abbandono, poi il progressivo degrado ed infine, dopo la sconsacrazione, l’abbattimento definitivo nella seconda metà del 1900.
CHIESA SAN NICOLA DI BARI
" la luce di Aquara" del dicembre 1983, afferma, parlando della chiesa di san Nicola di Bari, che questa «... la troviamo citata per la prima volta in un documento storico del 1308: le collettarie delle decime dovute allo Stato Pontificio. Intorno ad essa si svolse sempre il culto della comunità aquarese, culto accresciuto e condizionato enormemente anche dal fatto che qui nacque intorno al Mille quel S. Lucido che santificato solo nel 1880 da Leone XIII era stato già da sempre considerato il naturale patrono del paese...La chiesa venne sensibilmente ritoccata nella prima metà del '700 e perse l'aspetto che nelle sue linee essenziali ancora oggi intravediamo. Tre grosse navate divise da due file di quattro colonne in pietra viva (oggi verniciate di grigio) a blocchi monolitici sovrapposti.Tra le opere d'arte più di valore che custodisce ricordiamo la cupola dove sono dipinti quattro momenti della vita di Gesù... ...ricordiamo poi un busto ligneo di S. Lucido del 1400 con testa in rame, una statua in argento, pure di S. Lucido... oltre al pregevole altare e le decorazioni della nicchia che incorniciano la statua stessa. Fino a qualche decennio fa' c'era un prezioso quadro del famoso Luca Giordano raffigurante l'ultima cena e di cui non si sa più nulla. Lontani natali, vicissitudini storiche, preziose opere d'arte ivi contenute fanno di questo tempio invidiabile centro del culto cristiano di una comunità da vari secoli...» Al termine dei lavori di sistemazione dell'altare e dell'ambone, oggi 18 luglio 2009 alle ore 19,00, è stato consacrato, alla presenza del Vescovo Diocesano Mons. Angelo Spinillo, il nuovo altare della Chiesa di San Nicola di Bari.
LA CAPPELLA DI SAN ROCCO
Edificata agli inizi del 1600, fu ampliata in tempore pestis, nel 1656, dall'Università.Sempre l'Università, avendo eletto San Rocco suo protettore, fece scolpire una magnifica statua in legno raffigurante il Santo e dipinta color oro.l Di Stefano ci informa che nel 1774 la statua scioccamente fu ricolorita d'azzurro, come risulta dal parlamento del 15 agosto dello stesso anno.
Fu fondata prima dell'anno mille dal re longobardo Desiderio.Sorgeva nel casale di San Pietro a metà strada fra Aquara ed il fiume Calore.Il villaggio, che era attraversato dall'antica via regia, fu distrutto nei secoli più volte: prima dai saraceni e in seguito, nel 1246, dalle truppe di Federico II, ed una terza volta per lo spaventoso terremoto del 1456 e fu abbandonato durante la peste del 1556.Alla fine del XV secolo la badia era una delle maggiori aziende agricole della valle del Calore, in cui confluivano 251 lotti di terreno bonificato e 83 coloni con le loro famiglie.Il monastero, che fu restaurato nel 1512 non aveva altari laterali ed era posto a mò di rettangolo molto allungato, che fu ridotto quasi ad un terzo nel 1600, quando fu necessario demolirne la facciata pericolante.Sulla parete a destra dell'ingresso era posto un Crocifisso scolpito in legno di proporzioni naturali, che fu portato nella Chiesa parrocchiale.Vi era anche un'antica statua in legno di San Pietro piuttosto simile a quella bronzea di Roma.Il campanile era collocato sul lato sinistro del monastero, rispetto all'ingresso, e la sua base veniva a trovarsi a metà della chiesa, con l'ingresso dalla parte interna della sagrestia.La sua base serviva da forziere per contenere gli oggetti di maggior valore, come il vasellame sacro in metallo prezioso e il busto con le reliquie di San Lucido, che fu trasferito nella Chiesa parrocchiale.La base del campanile comunicava con la chiesa mediante una piccola apertura, attraverso cui i fedeli potevano vedere il busto del Santo.Davanti al monastero vi era un piazzale con magnifici giardini, un pozzo ed una fontana.La badia esisteva già prima dell'età angioina; gli abati titolari avevano diritto alla mitra e al pastorale e la giurisdizione spirituale sul villaggio, e ad essa spettavano anche le dipendenze delle chiese dirute di S. Elia, S. Domenico e S. Valentino, riunite nella cappella di S. Maria del Piano.La badia fu citata da Padre Lubin nel Catalogo delle Abbazie d'Italia:Abbas de Aquaria Ordinis S. Benedicti Dioecesis Caputaquen. Ita Codex Taxarum Camerae Apostolicae. Male Aquara legit Pasc. Jordanus in suo Abbatiali Catalogo. Aquaria, vulgo Aquara oppidum est mediterraneum in Regni Neap. Principatu Citeriori a Caputaquense Civitate veteri decem millia passuum distans versus meridiem sub titulo est S. Petri.Oggi non esiste più il piazzale con il pozzo e la fontana, soltanto qualche rudere ricorda l'esistenza della cattedrale, dell'abbazia e della torre con le mura di cinta, ma la costanza ed il tenace interessamento dell'arciprete Pasquale Marino hanno dato ottimi risultati fino ad unire i tasselli dei pochi ruderi ricostruendo una piccola cappella che ospita oggi la statua di San Pietro.
Esistente sin dal 1583, era parte integrante del convento dei Padri Carmelitani, da cui prese il nome.Con la bolla Instauranda del Papa Innocenzo X, del 22 ottobre 1652, che sopprimeva i piccoli conventi d'Italia, i frati carmelitani furono costretti a lasciare il convento.Come risulta dalla visita pastorale del 20 giugno 1676 del mons. Aniello La Guardia, l'abitazione del soppresso convento l'aveva presa in fitto il chirico Didaco Madaio di Castelluccia che abitat in ea cum uxore et filiis.Successivamente le stanze del convento furono adibite ad abitazione per i poveri del paese.La Chiesa, invece, andò sotto le dipendenze della parrocchiale Chiesa di San Nicola di Bari, e vi si continuò ad esercitare il culto cristiano fino al terremoto del 1980 che la rese pericolante.Negli anni che seguirono fu magistralmente restaurata e riaperta al culto il 27 luglio 1996.
LA CAPPELLA DI SANTA MARIA DEL PIANO
Situata a valle del paese e nei pressi dell'Abbazia benedettina di San Pietro, fu edificata da San Lucido intorno al 1020.I contadini della zona posero, simmetricamente ai lati della cappella, due tettoie per trovare rifugio durante i temporali.Questo ampliamento risale al 1788, come si legge dall'iscrizione su di una pietra lapidea posta su una parete.Anche questa cappella fu chiusa nel 1980, per i danni causati dal terremoto, ma successivamente restaurata e nuovamente aperta al culto e restituita all'antico splendore il 24 aprile 1994.Il portale lavorato semplicemente è in pietra viva, mentre all'interno vi sono l'altare, in marmo lavorato, che portava ai lati due cherubini, anch'essi in marmo finissimo del 1700, trafugati nel marzo 1993, e la pregiatissima statua di S. Maria del Piano, posta immobile su di un tronco.